Consigli per Natale/1: Andrea Del Ponte, lo scandalo inesistente di un libro da leggere

Ho volutamente aspettato mesi per scrivere di “Il professore e la strega”, il libro di Andrea del Ponte, professore di latino, greco, storia, geografia, vita e tanto altro al liceo classico D’Oria, finito al centro di un incredibile caso nei mesi scorsi.

E lo faccio oggi che lui ricorda suo papà Sergio, “il notaio cittadino del tempo”, in un convegno alla biblioteca Berio, alla scoperta della meteorologia come arte di osservare il cielo, il racconto di come Sergio ogni giorno osservasse il cielo e i fenomeni atmosferici, per poi registrarli e trarne ricchissime statistiche.

Insomma, oggi vale doppio.

Ma ci tengo a farlo anche perchè vi darò in questi giorni, insieme a tantissime altre Puntine, il consiglio per due libri per Natale.
Partiamo dal piccolo caso, dal casino, dei mesi scorsi.

Leggendo i giornali sembrava di avere a che fare con un pericolosissimo pervertito che insidiava le sue studentesse, anziché insegnare.
E ogni giorno titoli e articoli rincaravano la dose, descrivendo Del Ponte come una sorta di Girolimoni del ginnasio.
Ogni giorno un particolare in più, ogni giorno un tocco ulteriore per comprendere quanto fosse cattivo e pericoloso il professore.
E il tocco finale fu l’uso di alcune frasi del libro, “Il professore e la strega”, per l’appunto, per dimostrare la tesi dell’incredibile cattiveria di Del Ponte.
Come se fosse meglio ribaltare la storia e trasformare il professore nella strega, da bruciare viva, magari con un bel rogo in piazza De Ferrari, così si anticipano anche i festeggiamenti natalizi per il
Confuego.
Insomma, ogni giorno il tribunale dei social condannava Del Ponte un po’ più del giorno prima.
Piccolo particolare, però: con totale insufficienza di prove o con prove taroccate, come quelle trasmissioni che intervistano un tizio cinque ore poi mandano in onda cinque secondi di taglia e cuci per dimostrare la loro tesi.
Perché ho aspettato?
Perché nel frattempo Del Ponte è andato in pensione e quindi ogni giudizio è più libero.
Perché, com’era prevedibile, dopo una settimana di gogna mediatica, l’indignazione si è diretta su altro, perchè c’è sempre un’indignazione migliore del giorno prima.
E perché, come sempre, ho voluto leggere integralmente il libro prima di giudicare, come hanno fatto moltissimi che sono intervenuti sul caso senza saperne assolutamente nulla.
Come ho detto in passato, non sempre sono d’accordo con ciò che dice Del Ponte, anzi credo che siano di più le volte che non condivido una sua posizione di quelle in cui la condivido. Eppure, trovo sempre un piacere dibattere con lui.
Ma, con la stessa totale onestà intellettuale – visto che la politica è una cosa e la scuola un’altra e Del Ponte non è uno di quelli che fa politica a scuola – dico che raramente mi è capitato di imbattermi in professori che avrei voluto avere anche io come ogni volta che ho ascoltato Del Ponte innamorarsi e farci innamorare di ciò di cui parlava.
L’innamoramento assoluto è avvenuto una sera nel cortile di Palazzo Tursi quando, nell’ambito dei “Dialoghi sulla rappresentazione” di Sergio Maifredi, ha raccontato come meglio non si sarebbe potuto le pestilenze e le pandemie nell’antichità. Una serata che mi porto nel cuore.

C’erano Paolo Benvenuto, Lucia Lombardo, Max Valle, Giovanna Cavallo, Franco Crosiglia e tanti altri ed è stata davvero una grande esperienza.
Perchè, ogni volta che insegna materie classiche, con ogni strumento a disposizione, Del Ponte è perfetto: lo è stato nel libro precedente, “Per le nostre radici-Carta di identità del latino” (Aracne edizioni) splendido nella passione con cui è scritto e anche nella scelta delle citazioni e del dizionario proposto. Lo è stato nei lunghi mesi di lockdown e restrizioni, durante i quali ha proposto letture, interpretazioni e analisi classiche, con l’aiuto delle videoconferenze, che ci hanno fatto sentire meno soli, con la mascherina che ammoniva, in greco, “Conosci te stesso”.

Soprattutto, non è ideologico, pur avendo le sue idee che sono generalmente lontanissime dalle mie: da Pier Paolo Pasolini a Edoardo Sanguineti, di cui sfoggia una splendida maglietta, lui abituato alle camicie hawaiane, sono in moltissimi i suoi punti di riferimento culturali non scontati.
O, ancora, divertissement come il libro realizzato con spezzoni dei discorsi captati sull’autobus, come se fosse un “Esercizio di stile” di Raymond Queneau. Anzi, se vi posso dare un consiglio, ordinate direttamente a lui questi libri e non ve ne pentirete (la mail è septimius.ge@gmail.com).
Fatta tutta questa premessa, certamente lunga, ma altrettanto certamente doverosa e indispensabile, veniamo a “La strega e il professore” (Gilgamesh edizioni, 15 euro spesi benissimo) che è il libro “dello scandalo”. Si è capito, assolutamente presunto.
Per carità, Del Ponte un errore l’ha fatto e anche grave: una risposta troppo forte, anche nella scelta delle parole, a un post su una ragazza romana che, se non mi ricordo male, si era presentata a scuola con abbigliamento non consono al luogo e al regolamento di istituto, definita “zoccoletta”.
Ma un conto è un errore, anche grave, nell’uso delle parole. Un conto è criminalizzare e crocifiggere un ottimo docente, uno dei migliori di Genova didatticamente, per un errore nell’uso dei social.
E proprio perché mi piace andare a fondo nelle storie, in questi mesi ho provato a chiedere ai suoi alunni attuali e alle loro famiglie di varie classi, quelle che sono riuscito a contattare, come fosse Del Ponte come professore e tutti, persino quelli che hanno avuto più difficoltà, mi hanno testimoniato di un docente appassionato, che faceva innamorare i loro ragazzi delle sue materie, “molto severo, ma giusto”. Con la voglia di portarli in giro per visite e mostre, ad esempio al Ducale con i “Profeti inascoltati del Novecento”, di organizzare performances varie per la Notte dei licei classici, e di divertire i ragazzi con una didattica assolutamente serissima, ma capace di essere meravigliosamente ossimorica, mantecata con il linguaggio dei quiz televisivi e di giochi didattici.
E i risultati del resto vanno in questa direzione: mi raccontavano i ragazzi che l’ultima volta che Del Ponte ha portato una quinta (terza liceo classico nella denominazione tradizionale che inizia dalla quarta ginnasio) alla maturità, la commissione ha elargito due cento e lode a due ragazze e anche un po’ di cento. Non male. Tanta roba. E certo c’era il suo zampino.
E quindi resterebbe da dire del libro “incriminato”, perché questa Puntina nasce come recensione.
Ma non voglio spoilerarvi troppo, se non spoilerarvi che tutto quello che avete letto sul libro “porno” è semplicemente falso.
A me è piaciuto molto – forse l’avrei fatto più asciutto con qualche pagina in meno e anche con meno attenzione al “bello scrivere”, talvolta troppo insistito, anche se traspare chiaramente che per Del Ponte è il libro della vita e quindi ci sta – e segnalo alcuni capitoli esilaranti e imperdibili: quello sulle sigle e gli acronimi della burocrazia nella scuola, quello sulle gite scolastiche, quello sulla tipologia delle varie categorie umane di professori e quello sugli esami di maturità e le varie commissioni con i membri esterni.
Ma potrei continuare a lungo e soffermarmi sulla bellezza dell’eros omosessuale nella cultura classica anche quando non si concretizza o sul Monte Athos e la sua inaccessibilità.
Emerge molto Eros dalle pagine di Del Ponte.
L’Eros del piacere di insegnare.
Non altro.

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