25 aprile, le storie che avrei voluto raccontare e quelli che infangano la Festa o bloccano il traffico

Quest’anno avrei voluto raccontarvi alcune storie per il 25 aprile, ad esempio la vita del papà di Grazia Repetto e della sua straordinaria lotta per un’Italia più giusta, più libera, più inclusiva, per tutti. Con i veri valori della Resistenza.

Oppure, avrei voluto raccontarvi la storia che mi ha raccontato Raffaella Repetto, quella di Angelo Raineri, trucidato alla Benedicta, alle Capanne di Marcarolo, fratello di suo nonno materno Alessandro Raineri, a cui è stata dedicata una via a Cassano Spinola, dove è sepolto, e un’altra a Spinetta Marengo, due paesi in provincia di Alessandria, Basso Piemonte che profuma ancora di Liguria e di Oltregiogo. Angelo era nato il 21 aprile 2024 e morto fucilato il 7 aprile 1944, prima di compiere i vent’anni.
Storie bellissime, alte e nobili, che sono a raccontare quanto sia bella la Festa della Liberazione, di quanto sia fondante della nostra democrazia la celebrazione del 25 aprile.

E, invece, purtroppo in  questa Puntina sono a scrivere anche altro, come ogni anno.
I fischi dei cortei a chi non è politicamente allineato a chi pensa che la Resistenza fosse da una parte sola e sia di una parte sola.
Le vergognose contestazioni contro i militanti della Brigata Ebraica, quest’anno ancora più forti, a Milano e a Roma, un po’ anche a Genova, con tanto di striscioni antisionisti dal Ponte Monumentale a Genova e attacchi spesso dì carattere antisemita a Israele da parte di chi rivendica giustamente i diritti dei Palestinesi, ma dimentica ad esempio anche quelli dei ragazzi iraniani, con la condanna a morte anche ieri di un rapper colpevole di aver difeso i diritti degli iraniani.
I fischi e gli ululati contro i rappresentanti del centrodestra al corteo del 25 aprile: Marco Bucci, Giovanni Toti, Claudio Garbarino, Ilaria Cavo,  Jessica Nicolini, Arianna Viscogliosi, Matteo Campora, Stefano Anzalone, Mario Mascia, Pietro Piciocchi, Carmelo Cassibba, Angiolo Chicco Veroli, i primi che la memoria fotografica mi rilancia.
Ma, fortunatamente, complice anche la serena riflessione di Sergio Cofferati, oratore ufficiale di quest’anno, e le posizioni di moderati Pd, vicepresidenti dei consigli regionale e comunale come Armando Sanna e Alberto Pandolfo, i decibel dei contestatori sono stati molto più bassi, anche perché le parole di Giovanni Toti sono state assolutamente inclusive: “La nostra Costituzione si fonda sull’antifascismo e nasce dalle forze politiche che, insieme agli Alleati, liberarono il Paese. Il 25 aprile è davvero la festa di tutti, perché ci ricorda che sulle montagne ci furono persone di tante culture politiche e di tanti pensieri diversi. Lottarono tutti insieme, come sa fare il nostro Paese nei momenti difficili. Questa festa deve quindi vederci uniti: non c’è nessun cittadino italiano che abbia meno diritto di altri di stare qua. A combattere per la libertà ci furono i popolari, i socialisti, i comunisti e ci furono persino i monarchici. Dobbiamo imparare a stringerci attorno alla nostra democrazia per fare il bene di tutti i cittadini e non solo di una parte politica. Noi questa memoria abbiamo il dovere di custodirla specie oggi, che i testimoni sono sempre di meno. Per questo ringrazio l’Istituto ligure per la Storia della Resistenza, che da sempre sosteniamo, e Mino Ronzitti, per il lavoro prezioso che fa per preservare la memoria. Ringrazio anche tutti voi, per essere qui a ricordare. Noi amiamo la pace, ma amiamo la pace nella libertà, nella giustizia, nei diritti di tutti e sappiamo che per garantire questi stessi diritti si può e si deve lottare ogni giorno. Viva il 25 aprile, viva Genova e viva l’Italia!”.
E allora a rendere amaro questo 25 aprile genovese resta il giorno prima, con la città completamente bloccata dal corteo di Genova Antifascista e viene da chiedersi perché.

Lasciar tornare tranquillamente a casa famiglie, lavoratori, pensionati, ragazzi, malati e tutti coloro che chiedevano semplicemente di spostarsi in un pomeriggio di un giorno feriale aggiunge qualcosa al grado di antifascismo?
Domande, che corrediamo con le fotografie di Laura Gambardella sul traffico di ieri.
Ma poi da quel corteo sono rimaste le scritte sui muri inneggianti alla P38 e le scritte, immortalate dal gruppo della Lega e da Antonino Sergio Gambino, compresa quella in via Fiume contro Marco Bucci, che grida, che ha mille difetti, ma che tutto è fuorché fascista.
E mi piace che a commentare tutto questo siano coloro che si sono degnati di solidarizzare con il sindaco, di dire che c’è un limite, che una scritta sul muro non aggiunge nulla all’antifascismo, ma forse qualcosa al fascismo degli antifascisti.

Eppure, la solidarietà si misura sulle dita di una mano. Le parole di Nicholas Gandolfo, capogruppo della lista Toti in Comune a Genova, anche a nome degli altri componenti del partito a Tursi, Marta Brusoni, Francesco Maresca, Federica Cavalleri, Lorenzo Pellerano e Umberto Lo Grasso:  “Nessuna giustificazione e ferma condanna. E’ intollerabile e vergognoso che il 25 aprile, che dovrebbe essere festa di tutti, si stia sempre più trasformando nell’occasione per insultare e minacciare chi non la pensa come una certa parte di sinistra. Non possiamo neppure accettare che una manifestazione, garantita dalla nostra Costituzione grazie al sacrificio di quanti davvero hanno dato la vita per la nostra libertà, si trasformi in occasione per deturpare muri di palazzi e monumenti della nostra città, come accaduto in occasione del corteo antifascista di ieri sera in centro. Auspico che da parte di tutte le forze politiche, ma davvero di tutte, arrivi un messaggio di vicinanza al sindaco Bucci e di ferma, totale e incondizionata condanna contro gli autori di questi gesti”.

E invece si sono sentite davvero pochissime voci oltre alla sua.

Ad esempio, quelle dei leghisti a Palazzo Tursi: Francesca Corso, Paola Bordilli, Federico Bertorello, Alessio Bevilacqua e Fabio Ariotti: “La Lega in Comune esprime tutta la sua solidarietà al sindaco di Genova Marco Bucci e condanna le scritte di inaudita aggressività che sono apparse contro di lui nel centro cittadino. Si tratta dell’ennesimo gesto violento di chi si professa antifascista a parole, ma poi nei fatti non fa altro che voler alimentare un clima d’odio e violenza che purtroppo è in continua ascesa e che rappresenta un pericolo per la nostra democrazia. Questi gesti preoccupano e vanno fermamente condannati da tutte le forze politiche. Ci auguriamo che gli autori vengano identificati e puniti”. 

E ancora Giovanni Toti: “Solidarietà al sindaco di Genova Marco Bucci, minacciato da una ingiuriosa scritta apparsa ieri a Genova dopo il corteo antifascista. Un momento di celebrazione, previsto e tutelato dalla nostra Costituzione, non deve mai diventare motivo di violenza e degrado urbano. Il vile attacco al sindaco Bucci infanga senza se e senza ma la memoria di coloro che hanno sacrificato la vita per la libertà, lottando per l’Italia e gli italiani”.

Il resto, è assordante silenzio.

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