Il fascismo immaginario e quello vero

Per tre giorni le Puntine le faccio scrivere ad altri, ma fidatevi ne vale la pena.

Un po’ del mio, comunque, ce lo metto.

A partire dalla premessa indispensabile: mi dichiaro antifascista, senza timidezze, così siamo tutti sereni.

A differenza di alcuni esponenti della maggioranza, non ho paura a pronunciare la parola e non ho l’effetto “Fonzie” quando dice “ho sb-ho sb-ho sbag-“ con una difficoltà straordinaria a pronunciare il verbo impronunciabile. “Ho sbagliato”.
Insomma, questa è la precondizione di tutto.
Però.
Però ho contato il numero di volte che la parola “fascismo” è evocata nei titoli dei giornali e nelle dichiarazioni dei leader dell’opposizione nelle ultime settimane. Ne ho trovate decine e decine, probabilmente più di quelle in cui la stessa parola è stata pronunciata durante il ventennio e anche nei primi vent’anni della Repubblica.
Ma, come sempre, la prima volta è dramma è la seconda è farsa.
Anzi, se potessi dare un consiglio non richiesto al centrosinistra o al campo largo o larghissimo, il consiglio sarebbe quello di cambiare disco, visto che gli elettori hanno dimostrato tante volte che questa strategia non rende e che il fascismo è solo nella testa di chi lo evoca tre volte al giorno, prima e dopo i pasti.
Sono gli stessi che iniziarono ad attaccare Silvio Berlusconi con ancora più foga dopo il discorso del 25 aprile a Onna, in Abruzzo, in quello che fu probabilmente il discorso più ampio ed inclusivo della sua storia politica.
Ma il problema è che la pacificazione non conveniva in primis a coloro che magari l’avevano invocata in passato e creare un mostro, “il Cavaliere nero”, serviva a garantirsi una rendita di posizione inscalfibile. Non a vincere, come ad esempio fece Matteo Renzi con una politica riformista, ma a perdere su posizioni massimaliste che però garantiscono posti a coloro che le esercitano. E gli elettori che ci credono? Chissenefrega.
Ecco questo è il contesto in cui si è sviluppato il dibattito sulla censura al (modesto) monologo di Antonio Scurati, che senza la stessa censura si sarebbe rivelato per ciò che è: una paginetta davvero di scarso valore letterario, molto faziosa, che davvero non sembra scritta dall’autore di “M. Il figlio del secolo” che invece era davvero un gran libro. E ha generato due seguiti: “ “M. L’uomo della provvidenza” e “M. Glu ultimi giorni dell’Europa”.
Queste idee mi piace farle raccontare a uno che scrive benissimo e che apprezzo per ciò che dice e per come lo dice. Si chiama Sergio Pizzolante, viene da una storia socialista, è stato deputato di Forza Italia e del PDL per tre legislature ed ha aderito al Nuovo Centrodestra prima di candidarsi con i centristi del centrosinistra nel 2018. E oggi è approdato a Italia Viva. Quindi tutto fuorché un pericoloso fascista. E ringrazio Tonino Bettanini per averlo condiviso

Tutto questo mi piace condividerlo con chi, insieme a noi, ha commentato la Puntina sul 25 aprile, ma soprattutto sul 24 aprile, sulle minacce al sindaco, sul traffico bloccato e sul fascismo nei fatti di taluni autoproclamatisi più antifascisti degli altri.
Autocertificazione, appunto.

Quindi grazie a Loredana Pizzorno, Massimo Andreini, Raffaella Repetto, Grazia Repetto, Fernanda Barbieri, Guido Esposito,Giulio Astuni, Mario Ricci, Jack Pup, Federica Marchese, Mario Montaldo, Marzia Pellarini, Paolo Cornacchia, Marino Serafino, Laura Gambardella, Anna Toccj, Marta Brusoni, Mirella Kira D’Agostino, Aldo Besazza, Suonatore Jones Giovanni Morini, Federico Bertorello, che ringrazio per tutto ciò che ha scritto in questi giorni, Giuseppe Vittorio Piccini, Lorella Fontana, Gianni Calabria, Stefano Ratto, Virna Ricci, Claudio Delorenzi, Alessandro Mangini, Cristina Chicca Prunotto, Luigi Rossi, Giuliano Gattorno, Lilia Bonicioli, Gianrenato De Gaetani Tre, Giuseppina Lauretta, Antonella Leonardi, Antonino Sergio Gambino,

E quindi ecco il testo di Pizzolante: “Se oscuri ti oscurano”.

“Io a Scurati non lo faccio santo.
Il monologo è una aggressione feroce alla Presidente del Consiglio. Questo è il fatto. Non ci sono dubbi.
Andava censurato? Assolutamente no.
Se metti dei cretini a dirigere la Rai può succedere che in una trasmissione si chieda un monologo a Scurati come se non conoscessero quello che Scurati può dire e poi lo censurano per quello che dice.
L’errore è doppio.

Ma Scurati e’ una delusione. Totale.
Ho letto tutti i suoi libri su Mussolini.
Sono opere straordinarie. Le condivido a metà, ma sono straordinarie, racconti incalzanti, minuto per minuto, notevoli.
Cioè, non condivido tutto, ma tutto ha una forza narrativa potente. La dimensione letteraria è altissima, gli argomenti,alcune volte un po’ meno.
Nel secondo libro, per esempio, mi ha colpito il tentativo di esaltare il contributo dei comunisti all’antifascismo, durante e dopo, sminuendo, anzi, alcune volte quasi irridendo quello dei socialisti. Accusati di essersi rifugiati all’estero.

Una rappresentazione urticante.

Anche perché alcuni non erano riusciti ad andare all’estero, perché ammazzati prima: Matteotti appunto.
Anche perché alcuni non potevano andare in Russia, come alcuni comunisti italiani, anche perché alcuni non hanno avuto alcuna intenzione di passare con i fascisti, come alcuni comunisti italiani.

Scurati e’ anche questo. Non un santo.

Matteotti. E il monologo.

Ha usato Matteotti per aggredire la Meloni.
Imperdonabile per me.
Anche per me che non voto e non voterò la Meloni.
Ha schierato Matteotti contro la Meloni.
Ha scritto un brutto testo politico politicante.
Brutta operazione politica.
Dentro il fiume di un racconto odierno, della sinistra odierna, che vuole assimilare la Meloni al fascismo, con Scurati che si spinge sino al nazi fascismo.
Dicendo il falso anche.
Dicendo che la Meloni non ha mai preso le distanze dalla cultura nazi fascista “dalla quale proviene”.
Questo è falso. Sinceramente.
Ma la censura è stupida.
Perché rende vero il falso.

E invece bisognava fargli dire il falso e trovare qualcuno all’altezza capace di dire il vero.
Tutta la verità. Non metà verità.
Eccolo.

Matteotti è stato ammazzato dai fascisti ma mai amato dai comunisti. Che adesso lo usano.
Matteotti e i riformisti, erano odiati anche dai massimalisti e dai rivoluzionari antidemocratici e filo sovietici dai quali i comunisti italiani non hanno mai preso le distanze.
Matteotti, come Turati e Bissolati e tutti i riformisti, i comunisti li definivano social fascisti, stracci mestruati, putridi riformisti…

Dice Scurati che la Meloni( sono incazz…anche perché Scurati mi costringe a difenderla…) ha preso una distanza generica dal nazismo ma non dal fascismo perché non si dice “antifascista”.
Non è vero, nel suo discorso di insediamento ha pronunciato parole chiare contro tutti i totalitarismi, fascismo compreso.

Non pronuncia la parola antifascista?
Sbaglia. Dovrebbe farlo punto e basta per non dare più fieno da mangiare agli idioti.
Ma assimilare la Presidente del Consiglio italiana al nazi fascismo non è accettabile.
Anche per me che nulla ho a che fare con lei.

Ma c’è un’altra cosa che va detta.
L’altra metà delle cose che Scurati non dice.
Perché i comunisti italiani, i post comunisti, i non più comunisti, non si dicono anticomunisti?
Perché in Italia non c’è stato il comunismo dicono gli ipocriti.
Non c’è stato per merito dei comunisti?
E c’è, c’è stato, un partito comunista al mondo, nella storia, che preso il potere sia diventato come, dicendo il falso, dicevano lo sarebbe diventato i comunisti italiani da Togliatti a Berlinguer sino ai loro nipotini?
No. Li va il fiume. E non altrove. Mai.

Dicono che loro si possono dichiarare anti stalinisti e non anti comunisti. Bravi.
Esattamente come alcuni fascisti si dichiarano antinazisti e non antifascisti. Bravi.

Che pena l’Italia. Che pena.
Sottratti tutti gli ormai inutili, come me, come quasi tutti quelli che hanno combattuto fascismo e comunismo e che ci hanno regalato democrazia e libertà, sottratto quel poco che è rimasto, l’Italia è ancora, di nuovo, sotto una forma farsesca di lotta fra comunisti e fascisti.
O rappresentazioni inconsapevoli di essi.
Che pena”.

Lascia un commento